Viterbo - La necropoli etrusca di Norchia

Viterbo – La necropoli etrusca di Norchia

Viterbo – L’area archeologica di Norchia va salvata. Va salvata a tutti i costi. Ne va della dignità di tutto il nostro territorio. Una vera e propria scelta di campo a conclusione di un anno degli Etruschi, il primo realizzato a Viterbo, che ha avuto – tra i tanti – il pregio di farci prendere pienamente coscienza della ricchezza che abbiamo sotto i nostri occhi.

Una bellezza che a Norchia, così come a Castel d’Asso, Poggio Giudio o all’Acquarossa, rischiamo – è proprio il caso di dirlo – di buttare alle ortiche. E se questo dovesse mai accadere, e a Norchia soprattutto rischia veramente di accadere, ne andrebbe della dignità di tutti.

Una sconfitta ingiustificabile dove a pagarne le conseguenze sarebbe la nostra storia, il nostro territorio, la nostra memoria.

Quanto di più caro abbiamo, le nuove generazioni alle quali lasceremmo solo rovine e macerie, non un passato su cui riflettere per affrontare un futuro che si mostra giorno dopo giorno sempre più difficile e complesso.

Il ricordo di ciò che siamo stati che, a guardare le foto e i video pubblicati da Tusciaweb, dovrebbe spingerci a riflettere su come invece ci siamo ridotti. Come molti di noi, ho conosciuto Norchia da bambino, tra scampagnate e passeggiate.

Un luogo che ha attraversato quasi un millennio, fino alla fine del XV secolo. Dalle civiltà primitive al medioevo passando per etruschi e romani, con la sua necropoli, il Castello dei Di Vico e la splendida chiesa di San Pietro.

Il tutto in un contesto naturalistico di straordinario valore. Un luogo vivo, nuovamente sepolto.

Non dalla storia e nemmeno dalla vegetazione – sebbene sia questo ciò che si vede – ma dall’uomo. E questa è veramente la peggiore delle condanne.

Avere tra le mani l’oro e buttarlo per strada come se nulla fosse, come se una necropoli etrusca, e tutto quello che ruota attorno a Norchia, non avessero alcun valore. Non rappresentassero quella risorsa necessaria e di fondamentale importanza per attrarre turisti da tutto il mondo contribuendo a rilanciare la nostra economia, a dare reddito e nuova occupazione.

Salvare Norchia – e con essa il patrimonio archeologico del nostro territorio – è un dovere. Garantirne la fruizione e la sua trasmissione al futuro, un diritto per i cittadini e per chiunque verrà dopo di noi. Non è ammissibile vederla morire così sotto i nostri occhi. Ripeto, come se nulla fosse.

Come se l’indifferenza verso il nostro patrimonio, quindi anche verso noi stessi, fosse l’unico e l’ultimo parametro di giudizio che ci sia rimasto. Per quanto mi riguarda, farò i miei passi nell’esercizio del ruolo istituzionale che mi compete, a tutela dei cittadini e del territorio al servizio dei quali sono chiamato quotidianamente lavorare.

Fondamentale però che le realtà associative, i singoli e le istituzioni – a partire dal Comune di Viterbo fino al Ministero – facciano sentire la propria voce. Indipendentemente dalle competenze e senza che le competenze stesse rappresentino una scusante per non intervenire.

Una vera e propria sfida culturale. Quantomeno per marcare la differenza con chi, oggi e in altre parti del mondo, i monumenti li distrugge. Per evitare di fare anche noi, e a casa nostra sotto i nostri occhi, la stessa cosa: non con l’odio e con le bombe, ma con l’incuria e l’indifferenza.

Riccardo Valentini
Capogruppo Pd al Consiglio regionale del Lazio