Norchia è un sito archeologico preistorico, etrusco, romano e medievale nei pressi di Vetralla, anche se sia le necropoli che i resti della città ricadono nel territorio del comune di Viterbo. Era situata lungo la via Clodia e gravitava nell’orbita della vicina e più potente Tarquinia.
Pur non essendoci pervenuto il nome etrusco e romano, potrebbe trattarsi dell’antica Orclae, il cui nome viene riportato da fonti altomedievali databili al 775 d.C.; la forma con la “N” appare con una carta geografica di J. Oddi del 1637[1].
La zona fu già abitata a partire dall’epoca preistorica: le prime tracce risalgono al Paleolitico superiore e si intensificano nell’Età del Bronzo, con resti di capanne. Con l’arrivo degli Etruschi sorsero l’abitato e la vicina necropoli, già a partire dagli inizi del VI o del V secolo a.C., anche se l’insediamento urbano raggiunse il suo apice tra il IV ed il II secolo a.C. quando interessò lo stretto pianoro posto alla confluenza dei torrenti Pile e Acqualta nel Biedano, dove oggi sono visibili i suggestivi resti della medievale Pieve di San Pietro e del castello. In questa fase vengono anche create le caratteristiche necropoli rupestri, nelle quali la principale tipologia delle tombe è a dado o a semidado: le tombe dunque sono composte da un grande blocco di tufo squadrato superiormente (il cosiddetto dado) al quale si accedeva da due scale laterali scavate nella roccia, e da una zona porticata inferiore con un piccolo tetto sorretto da alcune colonne o da pilastri in tufo; più in basso si trova la camera sepolcrale, a cui si accedeva tramite il dromos, ossia un corridoio gradinato. L’architettura di queste tombe rupestri è tipica del periodo tra il IV e il II secolo a.C.. Le tre principali necropoli si sviluppano lungo i fianchi delle vallate scavate dai tre corsi d’acqua[2][3]: in quella del Fosso Pile alcune tombe notevoli sono la Tomba prostila (per la caratteristica forma con due colonne che sorreggevano un portico), la Tomba delle tre teste (per le protomi di divinità sull’architrave) e le Tombe Smurinas (dal nome della famiglia, con ampio portico a L). Nella valle del fosso Acqualta particolarmente interessanti le Tombe a tempio o doriche, caratterizzate da una fronte che riproduce le forme del tempio dorico, con i due frontoni e la parete inferiore scolpiti con cortei di personaggi; nella valle del torrente Biedano va ricordata la Tomba Lattanzi, con la facciata su un podio e a due ordini di colonne sovrapposte.